L’incubo è iniziato poco dopo il suo 11° compleanno. Costretta a prendersi cura dei suoi genitori malati, era alla disperata ricerca di amore e attenzioni. Così, quando Mohammed Karrar è entrato nella sua vita, le ha comprato il suo profumo preferito e l’ha trattata come una adulta, ha creduto in lui. Ma il ‘periodo luna di miele’, come lei lo ha descritto, è durato appena un anno. Dopo il ‘rodaggio’ su di lei, Karrar ha fatto in modo che lei fosse ‘fuori’ con alcol e droghe prima di violentarla sul suo divano.
Da quel momento è diventata la sua ‘proprietà’ e una schiava del sesso in prestito ad abusatori di tutto il paese per 600 euro l’ora. Per oltre cinque anni è stata ripetutamente aggredita con quella che ha descritto come ‘sex tortura’. Le ha iniettato eroina, è stata venduta a gruppi di uomini asiatici che l’hanno sottoposta a stupri di gruppo in monolocali e pensioni vicino a Oxford e altrove.
Ora ha 19 anni, la vittima identificata come ragazza D. per motivi legali, che spesso è scoppiata in lacrime mentre ha descritto il suo terribile calvario. In seguito allo stupro, agli attacchi sadici di Karrar è diventato luogo comune farle fare film porno dove lei era la protagonista. Se si rifiutava, la picchiava e la minacciava con le armi, una volta l’ha punita colpendola ripetutamente con una mazza da baseball. Karrar e suo fratello Bassam, che si sono resi colpevoli insieme ad altri cinque uomini di una serie di crimini sessuali, l’hanno costretta a fare sesso con uno di loro, mentre l’altro stava a guardare.
Si è messa a singhiozzare D. quando ha ricordato come era andata con Karrar quando lui ha saputo che era incinta ed aveva solo 12 anni: “Si è arrabbiato tantissimo. Mi ha detto che avrei dovuto essere un po’ più responsabile“. Le ha dato due pasticche ‘simili all’ecstasy’, l’ha portata in una casa a Reading dove è stata costretta a subire un aborto illegale praticatole usando un gancio lungo. L’adolescente ha detto che non riusciva a ricordare gran parte della procedura, ma crede che si sia svolta su un duro pavimento del salotto. Nessun medico o infermiere erano presenti, non ci sono stati antidolorifici o medicinali per D.
In un’occasione, quando era ancora 12enne, Karrar ha marchiato a fuoco la sua carne con una forcina per capelli. Ha raschiato la vernice, l’ha piegata a forma della lettera M, per Mohammed, e poi l’ha messa sul fuoco. “Dopo averla riscaldata per bene, l’ha messa sul mio sedere, in modo che fosse chiaro che io appartenevo a lui“, ha raccontato la ragazza. ”Era il suo marchio su di me in modo che se avessi mai avuto rapporti sessuali con qualcun altro, la gente sapesse che ero sua“. Nel corso dei successivi quattro anni Karrar ha portato la ragazza in giro per tutto il paese e l’ha venduta per ’600 a volta’.
Le faceva indossare gonne corte e top striminziti prima che venisse ripetutamente violentata. Ci sono state volte in cui le è stato imposto di soddisfare le esigenze sessuali di 15 persone ritenute ospiti importanti. All’età di 15 anni D. si è trasferita in una famiglia affidataria a distanza da Oxford e l’incubo è finito. Due anni più tardi però ha incontrato di nuovo Karrar e lui l’ha convinta che era cambiato. Durante una conversazione a casa sua lei gli ha chiesto di sapere perché aveva abusato di lei e l’aveva venduta per fare sesso con altri uomini. Lui si è arrabbiato e l’ha violentata ancora una volta. L’ultima.
Un’altra vittima ha detto che era stata così plagiata dai suoi abusanti che anche adesso a volte non riusciva a vedere il male negli uomini che l’avevano violentata. Conosciuta solo come ‘Girl Three’, ha sopportato tre anni di abusi da parte della banda che aveva conosciuto quando aveva 12 anni. “Mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Ancora oggi posso quasi dire che erano persone OK“, ha raccontato. ”E’ delirante, me ne rendo conto. Mi hanno messa contro la mia mamma. Sapevano tutto quello che dovevano dirmi per rendermi una persona vulnerabile, per rendermi succube e dipendente da loro. Per avermi dalla loro parte“.
Come molte delle vittime, che hanno subito abusi da bambini, era in cura. In seguito è stata adottata, ma ha cominciato a bere fortemente ed è scappata di casa.
Tratto da:Leggilo.net